Le Gallerie dell’Accademia di Venezia sono uno dei musei più rappresentativi dell’arte veneziana e veneta di età rinascimentale e barocca.

Al loro interno risaltano capolavori assoluti di Bellini, Giorgione, Tiziano, ma anche l’importantissimo Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Costituiscono sicuramente uno dei musei da non perdere se si vuole visitare Venezia.

Le Gallerie dell’Accademia: la storia

Oggi museo statale, le Gallerie dell’Accademia furono aperte nel 1817 dalla locale Accademia di Belle Arti, i cui gerenti, in linea con la rinnovata sensibilità pubblica promossa dall’apertura del Louvre e del British Museum, decisero di offrire alla cittadinanza ed ai tanti visitatori stranieri l’opportunità di ammirare le collezioni acquisite dall’istituto per la formazione dei giovani allievi.

Negli anni seguenti il Museo si arricchì delle opere rientranti dalla Francia sconfitta e dei lasciti di numerosi collezionisti, così da richiedere un riordinamento dell’intera collezione, avviato a partire dal 1895 sotto la direzione di Giulio Cantalamessa, che incentivò l’acquisto di opere di provenienza extraregionale.

Dopo i conflitti mondiali, il Museo si arricchì di nuove donazioni ed acquisizioni e venne notevolmente riformato, specie in anni recenti, per adeguarsi alle moderne disposizioni museografiche, finalizzate sia ad un’adeguata conservazione delle opere d’arte sia ad una loro piena fruizione pubblica.

Accademia di Venezia: le principali opere conservate nelle Gallerie

La visita inizia dalle sale dedicate ai Primitivi veneti ed al Trecento bizantino e gotico, che testimoniano gli stretti legami, non soltanto economici ma anche culturali, tra Venezia e l’Oriente.

Il Rinascimento è ampiamente rapppresentato dai più noti artisti lagunari: da Giovanni Bellini a Vittore Carpaccio, di cui si conservano gli impressionanti teleri relativi alla Storia di Sant’Orsola (1490-1495), da Cima da Conegliano ai Vivarini.

S’impone in maniera assoluta la celeberrima Tempesta (1507-1508 circa) di Giorgione, ancora oggi indecifrata nei suoi molteplici enigmi, che risulta affiancata da un altro capolavoro del maestro, il ritratto di Vecchia (1506 circa), rappresentante forse la madre in una presa d’inusitato realismo.

Tiziano compare con diversi capolavori, dal giovanile Presentazione di Maria al Tempio (1534-1538) alla tarda Pietà (1575-1576), opera estrema del maestro, segnata da un potente cromatismo, entro il quale serpeggiano ansiti latamente controriformistici.

Seguono i due Palma, Jacopo Bassano, Paolo Veronese, Lorenzo Lotto, per chiudere il Cinquecento con le allucinanti visioni di Tintoretto, impegnato in alcuni episodi relativi alla vita di S. Marco.

Il Settecento propone le garbatissime ironie di Pietro Longhi e le meticolose vedute urbane di Canaletto e Bellotto, senza dimenticare gli intimi ritratti a pastello di un’autentica proto-femministe, Rosalba Carriera.

Tra gli artisti “forensi”, ossia di origini non venete, da segnalare la presenza di Cosmé Tura, Mantegna, Piero della Francesca, e l’arte fiamminga di Hans Memling. I

n collezione dal 1822 anche il famosissimo disegno a matita e inchiostro su carta dell’Uomo Vitruviano di Leonardo, datato intorno al 1490, con raffigurate le proporzioni ideali del corpo umano, armoniosamente iscritto nelle due figure perfette del cerchio e del quadrato: conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, viene esposto solamente in particolari occasioni.

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